Spunti di riflessione sulla natura della Costa d’Amalfi
Vuoi rimanere aggiornato
sulle novità, su viaggi, storie, itinerari, esplorare l’arte, l’innovazione green e la cultura enogastronomica della Costa D’Amalfi?

Spunti di riflessione sulla natura della Costa d’Amalfi
Di Raffaele Ferraioli
E’ storico il tributo che la collina ha sempre pagato e continua a pagare alla costa Divina. Basta pensare al massiccio disboscamento selvaggiamente subito all’epoca del Ducato, quando la fornitura di legname ai paesi islamici assunse dimensioni incontrollate. Il bosco fu sacrificato, senza scrupoli, sull’altare dei traffici con l’Oriente. E furono i contadini e i montanari delle terre alte, Amalfitani di serie B, discriminati con l’appellativo “chilli ‘e for’Amalfi” a pagare il prezzo più alto di questa trasformazione che li autorizza a profferire la famosa esclamazione cara a Eduardo: E io pago!..
L’affare per gli Amalfitani del mare comportò il pagamento di un prezzo altissimo da parte dei contadini delle terre di mezzo “pendenti sopra l’onde” condizionandone pesantemente lo sviluppo. Arrivarono, poi, i contratti di pastinato con i quali i latifondisti affidarono ai contadini vaste aree boschive con l’impegno di terrazzarle e ricavarne spazi coltivabili. Fu l’ennesima modificazione della conformazione naturale del suolo dagli esperti definita antropizzazione. Nonostante le finalità fossero nobili, il paesaggio fu ancora una volta chiamato a sopportare un ennesimo, traumatico colpo in conseguenza del quale oggi appare frammentato, scomposto. E’ il caso di ripetere: E io pago!..
A metà dell’Ottocento venne inaugurata la borbonica carrozzabile che corre lungo la costa da Positano a Vietri sul Mare e, oggi come allora, rappresenta l’unico asse portante di tutto il traffico dell’area amalfitana. Un percorso tortuoso che si snoda lungo la zona costiera più prossima al mare e che ha finito per alterare il ruolo dei paesi collinari gerarchizzandone lo sviluppo. Il senso antico di questo territorio era legato al lento saliscendi verticale dalla costa alle balze collinari, che rendeva possibile una serie di relazioni umane e commerciali. L’apertura della strada finì per stravolgere questo delicato equilibrio, tanto che, pur a distanza di quasi due secoli, la storica discriminazione è tuttora avvertita dalle popolazioni dei paesi di collina.
Un’ ulteriore devastazione è stata poi attuata nel corso degli ultimi trent’anni dal fenomeno degli incendi boschivi, trasformatosi in un vero e proprio dramma, che ha cambiato il volto dei nostri versanti, accentuato il rischio di dissesto idrogeologico e distrutto un patrimonio vegetale di immenso tanto da giustificare. ancora una volta l’imprecazione: E io pago!.. La metamorfosi in atto, innescata dalla globalizzazione, è salutare per la collina.
Sul mercato turistico internazionale si va consolidando, per fortuna, una nuova domanda di identità, di unicità, di autenticità che può essere soddisfatta solo dalle aree di collina, contraddistinte da un ambiente tuttora incontaminato. “Il futuro è dei vinti”, afferma un antico proverbio e questa sorta di rivincita ne è l’ennesima conferma. La montagna e la collina possiedono le risorse che il turista colto, consapevole, sostenibile dei giorni nostri chiede con crescente insistenza.
La stessa presenza del turismo di consumo, non compatibile con i caratteri antropologici, sociali e culturali storicamente consolidati, del nostro territorio ha provocato un processo di omologazione e appiattimento che, per fortuna, appare in fase calante. Le forme più deleterie del turismo cosiddetto di massa, quello dei passanti, dei gitanti e dei bagnanti con mappatella e ombrellone al seguito hanno causato una sorta di invasione barbarica.
Ma i segnali positivi arrivano proprio dalle alture di Positano di Furore, di Scala, di Tramonti, di Agerola, di Vietri sul Mare, dove la presenza sempre più numerosa di enoturisti, viandanti, amanti del trekking e del climbing, è in crescita esponenziale e rappresenta una domanda in perfetta sintonia con l’offerta che il territorio può e deve organizzare. E così la destagionalizzazione e la ridistribuzione dei flussi sul territorio da sempre auspicate sono diventate una realtà che consente di affermare. La costa Divina si salverà assieme alla collina o periranno entrambe!
Vuoi rimanere aggiornato
sulle novità, su viaggi, storie, itinerari, esplorare l’arte, l’innovazione green e la cultura enogastronomica della Costa D’Amalfi?